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L'inganno del desiderio, il teatro di Pirandello e Schnitzler va in scena al CPIA

Venerdì 25 maggio, ore 18:30, CPIA Ventimiglia - Aula Magna Biancheri - Via Roma, 61.


Il CPIA di Ventimiglia apre le porte al pubblico per due interessanti spettacoli.
Venerdì 25 maggio, ore 18:30, andranno in scena “La morsa” di Luigi Pirandello e quattro quadri tratti dal “Girotondo” di Arthur Schnitzler, a cura della Compagnia Teatrale L.E.A. dell’Università di Nizza, regia di Jean Spizzo.
Sul palco: Antoine Tenace, Emilia Di Pippo, Francesca Frassanito, Giulio Castellano, Séverine Groyer.
Ingresso libero.


Di seguito, la presentazione dello spettacolo, in una nota del regista stesso, Jean Spizzo.

Perché associare in uno spettacolo teatrale il siciliano Luigi Pirandello e il viennese Arthur Schnitzlzer? 
A parte la loro quasi contemporaneità, ambedue si caratterizzano per l'anticonformismo e la capacità di scandagliare zone inesplorate dell'inconscio. 
La prima dei "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello al teatro Argentina di Roma destò un clamoroso scandalo. Una sorte analoga toccò al "Girotondo" di Schnitzler: la sua pubblicazione fu censurata per vent'anni e alle prime rappresentazioni, a Berlino nel 1920 e a Vienna nel 1921, seguì un processo per pornografia.
Il punto in comune fra i quadri di "Girotondo" e l'atto unico de "La morsa" è forse l'ambivalenza dei sentimenti nella relazione amorosa e l'inganno che sottende il rapporto di seduzione. 
In Schnitzler il desiderio s'incrementa in maniera sottile, a misura di una comparazione con un'esperienza precedente: ogni personaggio ha due partner consecutivi e riappare quindi in due scene di seguito. Questa struttura circolare costituisce proprio il "girotondo" del titolo (che inizialmente era "Girotondo amoroso"). In quest'opera ogni personaggio gode all'insaputa dell'altro, pur spiando il segreto del suo godimento rubato.
"La morsa" ha invece una struttura più lineare e un esito di gran lunga più tragico. Il desiderio d'amore non è qui disgiunto dal desiderio di far soffrire. Il marito lascia a lungo gli amanti adulteri nell'incertezza della sua conoscenza della loro relazione, quasi godendosela a distanza. Poi sottomette la moglie, che pur lo ama, ad un inesorabile ricatto sui figli, spingendola al suicidio. La progressività del tormento inflitto dà il titolo al dramma ed evidenzia l'estrema tensione del pervertimento di un desiderio amoroso fallito.
Il regista
 Jean Spizzo


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Pubblicato da Enzo Iorio:
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